Le donne, i cavalier, le armi, gli amori….
Detta con l’abile sintesi dei versi dell’Ariosto, è questa la vicenda drammatica de il Corsaro, opera di Giuseppe Verdi – riscoperta e portata a piena dignità artistica dal Teatro Carlo Felice di Genova.
Seconda e ultima delle opere che Verdi derivò da un testo di Byron, il Corsaro non è tra le sue piú fortunate. L’aveva commissionata Francesco Lucca, l’editore rivale di Ricordi, che la destinò a Trieste; a prepararla e dirigerla sarebbe dovuto andare il fidato Emanuele Muzio, che però fuggí nel Canton Ticino quando, nell’agosto del 1848, gli Austriaci rientrarono a Milano. Racconta Franco Abbiati che della concertazione si occupò Luigi Ricci e per la “prima”, il 25 ottobre, fu sul podio «un Giuseppe Alessandro Scaramelli»; Verdi non si era fatto vedere. Nonostante gli interpreti di gran nome, il titolo non superò la terza recita e fu sostituito al volo con Macbeth, dopo il cui successo un quotidiano locale osservò: «che chi scrive questa musica sia lo stesso autore del Corsaro qui nato-morto, certo nessuno vi arriverebbe per conghiettura». Anche in séguito circolò poco, quasi solo in teatri secondari, e dopo un’ultima volta al Real Teatro de S. João a Porto, nel 1864, fu dimenticata per novant’anni.
Un’ambientazione che offre qualche soluzione suggestiva anche grazie ad un buon utilizzo delle luci. Il regista Lamberto Puggelli (il suo lavoro è stato qui ripreso da Pier Paolo Zoni) ha dovuto a suo tempo fare i conti con la immobilità drammaturgica della storia: ha bloccato i personaggi in gesti platealmente melodrammatici, ha giocato con i movimenti delle vele e ha puntato sulla battaglia fra corsari e musulmani affidandosi al maestro d’armi Renzo Musumeci Greco il quale ha effettivamente costruito una ‘battaglia’ credibile. Coro e orchestra lodevoli. Applausi calorosi e meritati: al magnifico e potente Corsaro Francesco Meli, l’intensa Medora Irina Lungu, e tutti i personaggi che sono andati in scena.
Raffinati i costumi di tutto il cast. Un’Opera magica che ricolloca al giusto posto questo Corsaro.
L’allestimento è proprio quello del maggio del 2005, una coproduzione della Fondazione Teatro Carlo Felice con il Regio di Parma. Scenografie di Marco Capuana e la regia di Lamberto Puggelli, scomparso nel 2013. Sono le vele e le sartie a caratterizzare la scena e a dare movimento nei tre atti (i primi due sono proposti di fila) insieme a un sapiente uso delle luci (Maurizio Montobbio). I costumi di Vera Marzot evidenziano il contrasto tra i due mondi: quello di Corrado e quello del pascià con Medora in bianco.
Patrizia Gallina
(Foto di Marcello Orselli)