Il punto di quest’articolo non è quello di fare uno screening sulla materia di diritto che sancisce la libertà d’espressione. Il punto dell’articolo è di approfondire il significato racchiuso all’interno dell’enunciazione “Pensiero Libero”. Faremo il tutto anche aiutandoci con il pensiero di studiosi e filosofi che hanno scritto e documentato su tale tema. Daremo un modo diverso di riflessione e una nuova visione del concetto stesso di libertà di pensiero che non concerne più il pensare ma il pensare in quanto uomo e uomo in quanto pensare. L’articolo sarà pregno delle teorie del padre della “Filosofia Contemporanea”, che è a mio avviso I. Kant.
Notizie su I. Kant
Filosofo tedesco di spessore mondiale. Esponente di spicco dell’Illuminismo Tedesco e anche iniziatore della Filosofia Idealistica che dopo Kant prese il sopravvento nella cultura occidentale.
Esaminiamo le due parole che troviamo nell’enunciazione “Libertà di pensiero”.
Analizziamo per prima il termine “libertà”.
Bisogna chiedersi cosa s’intende con il termine libertà per comprendere cosa ci sia dietro la sua forma letteraria. Con il termine “libertà” s’intende quella sensazione d’autonomia che adotta ogni uomo che decide di pensare senza che vi siano restrizioni nel suo dire, ma porta sempre avanti la sua idea.
Ora analizziamo il termine “pensare”.
Bisogna chiedersi cosa significa letteralmente il termine pensare che deriva da “pensiero”. Con il termine “pensare” s’intende quell’attività dettata da un processo sensazionale derivato dalla mente degli uomini che tramite essa, sono in grado di sviluppare le proprie idee. Il pensiero negli uomini è un “fundum” dettato letteralmente dalla loro coscienza e dal loro conscio. Tramite questo elemento che è “principio-fondamento” di ogni essere umano, vive assecondando cioè che con arbitrio si costruisce.
Approfondiamo.
In realtà sono due termini che vogliono proliferare lo stesso significato. Un significato che si avvale della facoltà umana di decidere sulle proprie azioni e sul proprio agire e che abitua l’uomo a valutare se stesso. Tuttavia questo è un concetto così vivo ancora oggi per via anche dell’attenzione che gli hanno riservato filosofi come I. Kant che hanno contribuito a valorizzare l’arbitrio dell’uomo. Restando sul filosofo I. Kant, si può dedurre conoscendo appieno il suo pensiero che valorizza più sezioni del sapere umano che, la “libertà di pensiero” sia quell’innata capacità umana di giovarsi delle proprie competenze intellettive e non con quelle degli uomini che vivono con noi il nostro tempo. L’uomo sentendosi libero è anche portavoce del suo ideale e del suo tempo.
Credo che Kant abbia lasciato all’umanità una visione tuttora reale è imprescindibile. L’uomo ha il diritto di pensare e di vivere in base alle sue concezioni la sua quotidianità. L’uomo deve a mio avviso, vivere il suo tempo dettato dall’arbitrio delle sue azioni. Senza arbitrio non ci sarebbe vita e gli uomini penserebbero la medesima “cosa” su tutto. Vivrebbero in un mondo in cui il senso delle cose andrebbe perduto. La libertà di pensiero è certamente un elemento, un “arché” per dirla in termini presocratici, cui l’uomo non può assolutamente rinunciare.
Detto questo, io vorrei spostare la visione del tema che qui trattiamo su un altro emisfero dell’uomo che oggi vive il nostro tempo e dare un concetto ben diverso di libertà associata al pensare dell’uomo. Si pensa solitamente alla “libertà di pensiero” come se fosse un elemento che concerne l’uomo in quanto persona fisica e in quanto scudo dei propri ideali. Credo che in realtà, la “libertà di pensiero” sia il “fundum” del pensare in quanto pensiero dettato e formato dall’uomo. Si dà sempre una visione tangibile quasi del concetto qui preso a tema. Credo che bisogni spostarlo verso una visione trascendentale del concetto che si avvali della visione sensoriale del pensiero degli uomini. Ogni uomo che è dotato di “Cogito”, vale a dire, di pensiero, ha il dovere sensoriale di adempiere il pensiero come forma protempore della sua vita. Il pensiero in quanto pensiero è libero non l’uomo in quanto pensante. Il pensante e il pensiero sono due elementi completamente diversi. Il pensante è quell’individuo che letteralmente pensa e che tramite la mente, ossia l’innata materia presente nel suo cervello è in grado di fare sillogismi. Il pensiero è invece un concetto libero che distingue ogni persona e si rende diverso per ogni persona. La persona che pensa usufruisce dell’elemento dettato dal pensare, riesce a proliferare sillogismi che sono certamente innati in alcuni casi e quindi non controllabili e in altri essi sono perfettamente controllabili perché è l’azione stessa degli uomini che si regala al controllo.
Il pensare è un elemento imprescindibile per l’uomo, è quell’elemento che gli permette di proliferare le parole e anche la loro pronuncia. Grazie al pensare, l’uomo può riflettere e discutere allo stesso tempo con se stesso e con i suoi interlocutori. Tutto ruota intorno al pensiero. L’agire dell’uomo e le sue azioni giornaliere sono dettate da questo elemento che è il “pensare”. Il pensare però non è un elemento tangibile e visibile dall’occhio dell’uomo. È un elemento non materiale dell’uomo che prescinde su tutti gli altri elementi che formano la sua natura. L’uomo è dato a mio avviso dal pensare e senza di esso nulla avrebbe senso. L’uomo grazie al pensare s’interroga, e interrogandosi vive meglio il tempo che condiziona le sue giornate.