La Galleria Borghese di Roma ospita fino al 15 settembre 2024 la prima mostra dedicata ad un’artista contemporanea donna. Louise Bourgeois: l’inconscio della memoria. È anche la prima esposizione romana dedicata alla grande scultrice franco-americana, nata a Parigi il 25 dicembre 1911 e deceduta a New York il 31 maggio 2010. Nelle meravigliose sale della Galleria Borghese possiamo ammirare 20 opere scultoree che dialogano con i capolavori rinascimentali e barocchi della collezione permanente. I temi cari alla Bourgeois sono la metamorfosi, gli stati d’animo artistici, psicologici e la memoria, il filo conduttore che ricostruisce fasi e momenti della sua vita facendo riemergere le situazioni vissute nell’infanzia, nell’età adolescenziale e in quella adulta. Ricordi e sensazioni che prendono forma nelle sue creazioni.
Louise Bourgeois e l’Italia
Louise Bourgeois ha avuto sempre un rapporto privilegiato con l’Italia nella sua lunga carriera. L’incontro con la Collezione Borghese è iniziato con lo studio della storia dell’arte al Museo Louvre di Parigi negli anni Trenta,(dove si trovano molte opere della collezione vendute dal principe Borghese a Napoleone). Tra il 1967 e il 1972, Louise Bourgeois ha soggiornato a Pietrasanta, dove ha iniziato la produzione delle sue opere in marmo e bronzo. Nel 1967 visitò per la prima volta la Galleria Borghese e rimase molto affascinata in particolare dalle sculture di Gian Lorenzo Bernini, come ha raccontato lei stessa anche nelle lettere scritte al marito. Ed è meraviglioso vedere come, dopo molti anni da quel primo incontro, le creazioni della Bourgeois dialoghino proprio con quelle del suo artista iconico in uno scambio di reciproci sguardi ed intenzioni.
Il percorso espositivo
Nel salone d’ingresso della Galleria Borghese ci accoglie una Cell intitolata The Last Climb, installazione monumentale del 2008. Le Cells sono elementi grandi come stanze che contengono oggetti appartenuti o scolpiti dall’artista stessa che fanno parte della sua memoria. Questa Cell presenta al suo interno una scala a chiocciola che si trovava nel suo studio di Brooklyn prima che venisse demolito nel 2005 ed era usata per collegare i due piani dell’ambiente. Le sfere di colore blu all’interno sono il simbolo dell’aspirazione ad oltrepassare i confini; il colore rimanda al cielo, alla pace e alla trascendenza, la leggerezza in contrapposizione alle pesanti sfere in legno alla base della scala. Lievità e gravità, tensione e necessità di travalicare i confini fisici della materia per elevarsi ad una dimensione trascendente.
Jambes enlacées
Nella sala dove è esposta la famosa Paolina Borghese come Venere vincitrice di Antonio Canova, possiamo ammirare Jambes Enlacées, scultura realizzata in marmo rosa nel 1990. L’artista ha riprodotto nel marmo le gambe di Jerry Gorovoy, artista ed amico intimo della Bourgeois. L’identità maschile è stata così trasformata in musa, in dialogo con la Paolina Borghese. Riecheggia il classicismo ma l’intento è quello di ribaltare i modelli predefiniti di identità sessuale: donna-musa e uomo-artista.
Topiary
Nella sala dell’Apollo e Dafne di Bernini, il tema caro della metamorfosi si concretizza con Topiary, scultura in marmo del 2005. Evanescente figurina femminile acefala, la cui parte superiore del busto è sostituita da una corolla, una fioritura a bocciolo che trasformerà la fanciulla in donna. Riflessione sulla crescita e sull’evoluzione personale. È una storia di metamorfosi autonoma, indipendente, a differenza di quella di Dafne invocata dalle circostanze. Louise Bourgeois affermava: “Per tutta la vita di scultrice ho sognato di trasformare la donna da oggetto a soggetto attivo”.
Heads
Nella Sala del Ratto di Proserpina di Bernini, i 12 busti dei Cesari e di altri personaggi importanti dialogano con Heads, teste create nel 2002 con pezzi di stoffe, arazzi ed innesti in alluminio. Una dedica al lavoro dei genitori che restauravano arazzi, ma anche all’arte del riparare, del cucire, della resilienza femminile della madre di Bourgeois, donna malata che morì quando la figlia aveva 22 anni. Materiali del passato per ricostruire l’identità interiore delle persone, a differenza del potere manifesto dei Cesari, brutale ed assoluto.
Jean Fleuri
La sala dell’Ermafrodito (scultura di epoca romana), ci introduce al tema dell’identità sessuale, al femminile e al maschile, in una dicotomia liquida cara ai nostri giorni. Jean Fleuri è una scultura in bronzo del 1968. Due falli sono congiunti tra di loro, ispirati dalla divinità romana di Giano, dio dalle due teste rivolte in direzioni opposte. Sono anche le due figure contrapposte del padre e della madre, due personalità in perenne contrasto ma inestricabilmente legate. La linea centrale di raccordo della scultura richiama i genitali femminili. L’opera oscilla ruotando, evidenziando la fluidità dell’identità e della diversità.
I giardini
La mostra continua all’esterno, nei giardini dei Villa Borghese con Welcoming Hands del 1996, una serie di sei sculture in bronzo che riproducono le mani intrecciate dell’artista con quelle dell’amico Jerry Gorovoy. Espressione di un legame e della paura dell’abbandono, tema che ha accompagnato l’artista per tutta la sua lunga vita. Rapporti di dipendenza, intimità, fiducia e protezione.
La visita ai giardini si conclude con la mastodontica Spider. Gigantesca scultura in bronzo del 1996. Il grande ragno nero è la figura incombente e protettiva, una madre resiliente ma anche tentacolare nella sua autorevolezza di controllo e protezione, cosî da istigare un fortissimo desiderio di indipendenza e libertà. Un simbolo per l’arte di Louise Bourgeois che nella forma iconica del ragno trasferisce i suoi ricordi d’infanzia, le sue fragilità, i traumi e le paure di una vita. Un’esistenza difficile che è riuscita a dominare e ad esorcizzare trasformando le sue debolezze in opere d’arte.
Jean Bourgeois: l’inconscio della memoria
Questa mostra è un viaggio straordinario attraverso le opere di un’artista che in 100 anni di vita ha attraversato varie epoche e continenti, viaggiando fisicamente ma anche e soprattutto interiormente, attraversando tutte le grandi trasformazioni del Novecento. Ha vissuto la nascita dell’indipendenza femminile, di cui lei stessa è stata una delle grandi protagoniste, come donna e come artista.
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