La signorina Giulia, del drammaturgo svedese August Strindberg, ha debuttato nella chiesa di San Simone di Spoleto nell’ambito del Festival dei Due Mondi. E’ un atto unico con tre personaggi. L’autore nella prefazione della tragedia spiega perché sceglie questa tecnica di composizione: teme che lo spettatore durante gli intervalli inizi a riflettere sottraendosi all’influenza dell’opera. Dato che la rappresentazione dura un’ora e mezza evita la divisione in atti ipotizzando che chi assiste non si stanchi.
La trama
Kristin è la cuoca. Jean il fidanzato, servo del conte. Oggetto di attenzione, suscita timore ma non è mai presente in scena. La signorina Julie è la figlia. Il tempo dell’intreccio è collocato in una notte di mezz’estate di fine Ottocento. Quando inizia la fase della seduzione, Jean cerca di allertare la nobildonna per non rovinarle la reputazione. Ma la situazione precipita. Per evitare l’incontro con gli altri domestici, si nascondono in una camera, finiscono a letto. La sorte della signorina Julie è segnata. L’attrazione erotica iniziale si trasforma in un crudele gioco al massacro. Eccone uno stralcio:
Signorina: “Ma un individuo come fa ad avere l’anima sporca fino a questo punto!”
Jean: “E allora sciacquatela”.
Signorina: “Leccapiedi, servo, in piedi quando mi rivolgo a te!”.
Jean: “Amante di un servo, puttana da leccapiedi, sta’ zitta e vattene”.
Strindberg e Ibsen
Strindberg scrive la tragedia nel 1888. L’autore svedese rimanda all’aspetto torbido della drammaturgia svedese. Dove i rapporti tra i sessi prima si deteriorano. Poi falliscono fino allo sbocco tragico del finale. Opponendosi a Ibsen che nelle sue opere dà vigore al ruolo della donna. Basti pensare a Nora Helmer in Casa di bambola. Nella prefazione al dramma lo stesso Strindberg sottolinea la doppia natura sia della protagonista sia dell’oggetto del suo desiderio, il cameriere Jean che “oscilla tra l’ammirazione della superiorità e l’avversione per i superiori”.
I personaggi
Sono personaggi privi di quel carattere tagliato con l’accetta. Dove il nero è nero e il bianco, bianco.
I comportamenti i modi di pensare le possibili vie di fuga sono duplici. Julie mette a nudo la propria sofferenza “per aver aperto il cuore ad un individuo spregevole, per avergli sacrificato l’onore…” Jean rivendica il fatto che tra le persone del suo rango l’amore sia dettato dal semplice divertimento. Con tanto lavoro, lo si pratica quando è possibile. “Non possiamo pensare all’amore giorno e notte. Credo sia malata, di certo è malata”. Alla povera Julie, ormai compromessa agli occhi del padre non rimane che accettare il rasoio debitamente affilato che il cameriere le offre.
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