Il materialismo ha ucciso la poesia. Fatevene una ragione. Certamente prima il nichilismo, la razionalità tecnologica, la scienza, la logica del profitto avevano contribuito in modo determinante alla crisi della poesia. Ora il materialismo ha dato il colpo di grazia. Il materialismo ha ucciso la poesia. Certamente ci sono ancora degli ottimi poeti e delle ottime poetesse, ma sono una rarità perché la poesia è morta nel nostro mondo. Il materialismo ha ucciso la poesia. È bene prenderne coscienza. È bene farsene una ragione. È bene accettare questo stato di cose con la mente e con il cuore. Il materialismo porta a vedere solo la superficie delle cose e delle persone. La poesia arriva nella profondità dell’animo. Sono due cose inconciliabili. Non si può essere materialisti e fare poesia. Anche i grandi poeti marxisti che credevano nel materialismo storico nel loro intimo alla fine non erano veramente materialisti. Ma oggi le cose sono cambiate: ci sono anche alcuni che si professano spirituali e poi ci sguazzano dentro nel grande mare del materialismo. E la massa invece di diffidare di costoro, li adora, li ama, fa follie per loro. Non si può essere materialisti e fare poesia. È una contraddizione di termini. Nei grandi poeti la poesia ha sempre la meglio sul materialismo. Il materialismo non ha causato leggerezza ma solo frivolezza e superficialità. Il materialismo è un effetto del nichilismo, della logica del profitto, del consumismo e a sua volta rafforza le sue cause in un perenne circolo vizioso, che nessuno può interrompere. Il materialismo fa in modo che la maggioranza delle nostre vite vadano avanti senza scopo, né direzione. Il materialismo ha ucciso la poesia. Il materialismo ci fa frequentare e scegliere le persone in base all’aspetto fisico, ai soldi, al tornaconto, al sesso. Il materialismo mette sempre in secondo piano i contenuti, l’interiorità, la spiritualità. Tutto oggi inizia e finisce col materialismo. Abbiate il coraggio di ammetterlo e invece non lo ammetterete mai neanche a voi stessi, perché ognuno di noi c’è dentro, ognuno è intriso dalla testa ai piedi di materialismo. Certo potete guardare a Oriente o al terzo mondo, ma anche lì il processo di occidentalizzazione è già in atto da tanto tempo. Il materialismo ha ucciso la poesia. L’importante è farsi belli. L’importante è apparire. In fondo la superficie si giudica facilmente con gli occhi, con il tatto, con l’olfatto. Dell’animo e dell’anima non c’è certezza alcuna. Il piacere che ci dà la materia non ce lo dà certo lo spirito: è un piacere intenso e immediato. Solo pochissime persone riescono a uccidere il materialismo con la loro poesia. Sono eccezioni. Non fanno testo. Il materialismo domina incontrastato, vince su tutto e tutti. Ammettetelo: la poesia è solo un ameno passatempo, non il fine ultimo della vostra vita. Talvolta è uno sfogo, una piccola catarsi, una sublimazione. Ma le vostre vite restano materialiste. I nostri pensieri sono materialisti fino alla più intima fibra, fino alle radici. Noi tutti siamo materialisti. Non c’è via di scampo. Il materialismo, come il nichilismo, è una condizione psicologica, uno stato mentale di noi uomini postmoderni. È un nostro nemico interno. È una serpe che l’Occidente cova nel seno da secoli. Chi si oppone minimamente al materialismo, anche a parole, viene visto male, denigrato, considerato antiquato, retrogrado, incoerente, contraddittorio, moralista. Il materialismo è mezzo e fine. Non c’è alternativa. Si può criticare il materialismo, ma è difficilissimo essere contro. Il materialismo ha ucciso la poesia. La stessa poesia finisce spesso per essere materialista e per perdere la sua essenza. È spesso una poesia di nome ma non di fatto. È spesso una poesia senza la poesia della vita, del mondo, dello spirito. Il materialismo ha ucciso la poesia.