Con la primavera, arrivano anche loro. Inconfondibili, i loro trilli festosi rimbalzano fra i palazzi delle nostre città. E poi, eccoli lì: figure snelle, rapide come proiettili, che si fiondano fra le pareti, o che veleggiano a grandi altezze. Sono i rondoni, creature nate per volare. Certo, la maggior parte degli uccelli è nata per volare. Tuttavia, i rondoni appartengono a quel ristretto gruppo di volatili che hanno un qualcosa in più. L’evoluzione su di loro ha lavorato certosinamente per dare vita ad animaletti disegnati e “pianificati” per librarsi nell’aria per gran parte della loro vita. A conti fatti, l’unico periodo in cui un rondone se ne sta buono buono senza volare è quello che corrisponde alla nascita e ai primi giorni di vita. Per quei pochi giorni i pulli sono implumi, rosa, e tengono ancora gli occhi chiusi. Poi, quando aprono occhi e ali, chi li ferma più?
Ma cosa sono i rondoni? Anche se molti li considerano dei “cugini” delle rondini, la realtà è ben diversa. I rondoni, con le rondini, non hanno proprio niente a che fare. Probabilmente questo equivoco è dovuto al nome comune simile, o alla silhouette quasi identica. Se i due uccelli sono vagamente simili, in realtà, è per un chiaro caso di convergenza evolutiva: in parole povere, trattandosi entrambi di uccelli dal volo veloce e acrobatico, che passano la maggior parte del loro tempo in volo, l’evoluzione li ha dotati di “mezzi” e caratteristiche simili e il più possibili funzionali al loro stile di vita. Se rondini e rondoni sono arrivati a possedere doti simili, è quindi solo perchè i due sentieri evolutivi intrapresi portano nella stessa direzione. La rondine (Hirundo rustica) è una uccello appartenente all’ordine dei passeriformi (Passeriformes), per la precisione alla famiglia Hirundinidae. I rondoni, invece, appartengono a tutt’altro ordine: quello degli apodiformi (Apodiformes). Il che significa letteralmente “senza zampe”, e deriva dal fatto che nei rondoni le zampe si vedono molto di rado perchè questi uccelli le tengono spesso nascoste nel piumaggio. Ovviamente le zampe ci sono, eccome, ma a dir la verità sono piuttosto piccole. I rondoni non le usano mai per camminare qua e là come invece fanno le rondini: a loro le zampe servono solo per aggrapparsi alle pareti verticali, e per questo motivo tutte e quattro le dita sono rivolte in avanti (caso praticamente unico fra gli uccelli!), e munite di artigli piccoli ma ricurvi, affilati e robusti. Per questo motivo, un rondone caduto sul terreno ha pochissime possibilità di riprendere il volo a meno di non trovare uno strapiombo da cui lanciarsi. Un’altra sostanziale differenza sta nella livrea: le rondini nostrane posseggono un piumaggio superiormente nero, con riflessi metallici blu-violacei, ventre color crema, fronte e gola rossastre. I rondoni (le specie nostrane), invece, sono quasi interamente neri con un leggero chiarore solo sulla gola. Mentre le rondini sfoggiano le remiganti esterne assottigliate a formare le cosiddette “code di rondine”, i rondoni hanno coda ugualmente forcuta, ma più breve. Le specie di rondoni che frequentano il nostro paese sono essenzialmente tre: il rondone comune (Apus apus) e il rondone pallido (Apus pallidus) sono estremamente comuni e simili, mentre il rondone maggiore (Tachymarptis melba) si trova di solito ad alta quota ed è più grande, con ventre bianco.
Grazie alle loro ali strette e falcate, i rondoni possono permettersi di volare praticamente tutto il giorno. E quando sono stanchi, raggiungono quote maggiori dove sfruttano le correnti per riposare e lasciarsi cullare dal vento. Sfrecciano veloci come proiettili, spesso in gruppo, tenendo il becco aperto: grazie a una grande apertura boccale possono così acchiappare le loro prede, piccoli insetti come moscerini e zanzare. Di notte riposano in un anfratto naturale o nei tanti spazi creati dall’uomo come feritoie, buchi, strettoie e canali di scolo. Non costruiscono un nido, ma usano come rifugio uno di questi anfratti per allevare i piccoli. Tutto ciò avviene nella bella stagione, quando i rondoni arrivano in Europa partendo dall’Africa. Si tratta infatti di uccelli migratori, che ogni anno svernano nell’Africa subsahariana per poi tornare dalle nostre parti a riprodursi. Ciò significa che ogni anno un rondone affronta un viaggio incredibile, lungo migliaia di chilometri, per andare dall’Africa meridionale all’Europa e viceversa. Davvero sorprendente per una creatura pesante solo pochi grammi. L’avreste detto? La prossima volta che sentite l’allegro strillo dei rondoni, pensate a che incredibili creaturine stanno sfrecciando a pochi metri da voi…