15 luglio 2014: Antonio Conte lascia, clamorosamente, la panchina della Juventus dopo appena due giorni di ritiro. 4 aprile 2016: Antonio Conte viene ufficializzato come nuovo allenatore del Chelsea a partire dalla stagione 2016/2017. Questo è il naturale prolungamento della carriera dell’allenatore leccese. In mezzo la parentesi di amore-odio con l’ Italia. Amore quando è stato convinto da Tavecchio con un progetto che aveva l’obbiettivo di portare la Nazionale al centro del panorama calcistico italiano, con lui punta della piramide. Odio quando ha capito che le promesse che il Presidente della Federazione gli ha fatto sono irrealizzabili sul piano pratico, sia perché i club malvolentieri concedono i giocatori alla propria nazionale per molto tempo, sia per esigenze di calendario. Per dare il meglio di se stesso e dei propri giocatori Conte deve seguirli, correggerli, motivarli, allenarli. In una parola: martellarli. Quotidianamente. E questo in Nazionale non è possibile, quindi ha lasciato. Sì perché quando una cosa non viene fatta come lui è convinto che si debba fare, lascia. Lo ha fatto alla Juve, lo ha fatto in Nazionale e forse lo farà anche al Chelsea tra qualche anno. Ma questa è la sua natura: un perfezionista, maniaco nella cura dei dettagli. Perché sono proprio i dettagli che fanno la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Conte sbarcherà a Londra nel pieno della sua maturazione: a Bari, Siena e Bergamo ha fatto la gavetta, alla Juventus ha vinto tutto quello che c’era da vincere in Italia e ha fatto esperienza in Champions League ed Europa League, e in Nazionale si è consacrato a livello europeo. Non è un integralista, varia numerosi moduli, come dimostrato alla Juventus prima e in Nazionale poi: ha iniziato con un 4-2-4, ha sperimentato il 4-1-4-1, ha evoluto il 4-3-3 ed ha finito con un 3-5-2. Quello che non cambia mai da un modulo all’altro sono i principi di gioco e la preparazione ossessiva di qualsiasi movimento che i calciatori devono compiere: la fase di possesso palla coinvolge tutti i giocatori, a partire dai difensori, che vanno palla al piede finché un avversario non esce a coprire, scaricando poi sul regista, su una delle due punte o sulla punta unica che viene incontro per fare sponda, o sugli esterni. Gioco sugli esterni che Antonio predilige, per poi portare al tiro le mezzali che si inseriscono nello spazio liberato dal movimento delle punte centrali. Un altro schema classico di Conte si attiva quando il pallone è portato dal regista (alla Juve era Pirlo, quindi le cose diventavano molto più semplici per tutti) : le punte centrali vengono in contro per ricevere il pallone attirando fuori posizione i centrali difensivi avversari, liberando così lo spazio alle loro spalle nella quale si buttano i centrocampisti, costringendo i terzini a stringere per coprire il buco, ma lasciando così liberi i giocatori laterali (i terzini nel 3-5-2 o gli attaccanti esterni nel 4-3-3, che rimangono larghi per dare ampiezza alla manovra). Non è un caso infatti che nei primi due anni della sue gestione il reparto che segna più goal è il centrocampo e non l’attacco. Conte predilige i centrocampisti box to box (Vidal è il manifesto di questo ruolo, ma anche Pogba e Marchisio sono tra i primi interpreti a livello mondiale) cioè quei centrocampisti che sanno fare tutto: inserirsi e segnare, alzare il pressing per recuperare la palla persa, difendere al limite dell’area e controllare il pallone alzando o abbassando il ritmo della gara a seconda delle esigenze della squadra. Le statistiche di realizzazione tra centrocampo e attacco si equilibreranno quando verranno acquistati Fernando Llorente e soprattutto Carlos Tevez, che alzeranno vertiginosamente il livello offensivo dei bianconeri.
I moduli maggiormente utilizzati da Conte.
Sarà curioso vedere che sistemi di gioco adotterà al Chelsea, come disporrà in campo l’enorme talento che ha a disposizione e come farà giocare la squadra. In porta Courtois non di discute. In difesa difficilmente, almeno all’inizio, giocherà a tre, perché in Premier è un sistema poco utilizzato che i giocatori non conoscono, necessita quindi molti allenamenti per perfezionarne i movimenti. La cosa certa è che giocherà molto sugli esterni, dove Hazard, Pedro e Willian saltano sempre l’uomo creando superiorità numerica, rendendo così devastante il suo sistema di gioco. Probabile che chiederà un altro esterno in modo da averne due per lato, un nome potrebbe essere la fortissima ala mancina Nico Gaitàn del Benfica o il ritorno di Cuadrado in prestito alla Juventus. Il reparto in cui vorrà più acquisti, presumibilmente, è il centrocampo e molto dipende anche da come vorrà utilizzare i giocatori che ha già in rosa. Se vorrà emulare il tipo di gioco che faceva alla Juve con Pirlo regista potrebbe sistemare Fabregas davanti alla difesa per favorire la circolazione bassa del pallone con ai suoi lati Matic e Mikel centrocampisti di corsa e rottura oppure Oscar per aumentare la qualità sulla trequarti. Diversamente se vorrà Fabregas più avanti “alla Pogba” per dare più qualità e dinamismo alla manovra avanzata nelle zone centrali del campo sposterà Matic o Mikel davanti alla difesa. In ultima ipotesi potrebbe ricorrere al doppio play davanti ai quattro difensori come fa già da diversi anni il Chelsea, con Fabregas e Matic davanti alla difesa e Oscar trequartista dietro l’unica punta. Si parla di Paul Pogba o Radja Nainggollan come nuovi acquisti dei Blues, non sappiamo però se Juventus e Roma lasceranno andare via i loro migliori centrocampisti e se gli stessi giocatori vogliano effettivamente cambiare maglia, quello che è certo è che Conte vorrà dei centrocampisti con le caratteristiche del francese e del belga
Prima di tutto questo però, Conte ha un Europeo con l’Italia da giocare e possibilmente vincere.