Film di camorra ambientato negli anni ‘70 e ’90, basato su un testo tratto dall’omonimo libro del Pubblico Ministero Luigi Cannavale e di Giacomo Gensini, quest’ultimo anche cosceneggiatore.
Come quasi tutti i film di genere malavitoso anche questo ultimo lavoro narra come un gruppo di camorristi ascenda euforisticamente prima ai massimi livelli delle ricchezza e poi precipiti inevitabilmente a piombo causa lo scatenarsi di faide interne all’organizzazione, non senza esaminare però i tratti umani di un capo tendenzialmente portato a dirigere un gruppo di spietati banditi ma che, in fondo, resta soggetto ai desiderata della donna che ama e che sarà sua moglie volutamente all’oscuro dei loschi traffici del marito: proprio questo sfaldamento tra gli interessi personali del capo e l’amore per la sua donna sarà la causa della sua rovina e della vita secretata da collaboratore di giustizia che, dopo anni di carcere, sarà costretto a vivere in un conflitto interiore che, in fondo, non rappresenta altro che il sempiterno conflitto tra il bene ed il male.
Trent’anni di storia di Napoli che, però, rappresenta in un unicum la storia del nostro paese, scene cruente ma veramente verificatesi, milioni che girano nelle mani dei camorristi in una girandola di follie e di vita apparentemente agiata, case di un lusso pacchiano, automobili di lusso, donne a go go, tutto sullo sfondo della aspirazione di ragazzi di strada cresciuti nei bassifondi della città di Maradona a raggiungere facilmente una vita agiata ma su tutto domina l’assurda posizione della moglie del boss ( interpretato da Francesco Scianna ) che non vuole sapere nulla dell’attività del marito, che però consoce bene.
Valentina Lodovini è la moglie del boss di Secondigliano che l’autore del libro, all’epoca dei fatti narrati titolare delle inchiesta sulla malavita camorristica e sugli appalti connessi al terremoto che sconvolse la città partenopea, scannerizza psicologicamente in una introspezione profonda che fa riflettere e che tende probabilmente a risvegliare nel pubblico la tendenza a correggere e ad eliminare la cancrena della malavita: un significato sociale insomma che il regista Alessandro Piva sembra voler a tutti i costi raggiungere attraverso un’ottima sceneggiatura e con una bella caratterizzazione dei personaggi; molto fine la descrizione dell’ambiente anche attraverso una buona fotografia ed ai panorami incantevoli della città di Napoli vista sotto ogni aspetto, sociale, psicologico, reale, crudo ma anche fondamentalmente generoso.
Appare naturale il confronto di questa pellicola con l’analogo “ Gomorra “ ma, a differenza con quest’ultima opera, il film di Piva appare più approfondito, più dettagliato, anche perché l’esposizione cinematografica consente di descrivere in maniera più particolareggiata i personaggi che, ripetiamo, sono sostanzialmente, dello stesso genere.
Film da vedere, che uscirà nelle sale il prossimo 11 febbraio.
“Le Belle Sere” – Lo spettacolo dal vivo fuori dal Centro – Anno 2024
Fino all'8 settembre nella suggestiva location di Villa Lais nel territorio del VII Muncipio a Roma in piazza Giovanni Cagliero,...
Leggi di più