La presenza della basilica di San Pietro ha portato alla nascita di un piccolo borgo dalla variegata popolazione, in cui trovarono posto guerrieri barbari, costruttori di chiese, cardinali e si, anche un boia. Una porzione di città, che è diventata Roma “solo” all’epoca di Sisto V e che è stata pesantemente stravolta dalla costruzione di Via della Conciliazione.
In origine il Vaticano era il “Monte dei Vaticini”, luogo misterioso dove antichi sacerdoti cercavano di scrutare il volere degli dei. Poi fu occupato dal Circo di Caligola, con a poco distanza una necropoli, dapprima di poveri romani, poi trasformata in un luogo di un certo decoro, con tombe di cittadini rispettabili e mediamente ricchi.
Tutto si trasforma di nuovo con Costantino nel IV secolo, una splendida e ricchissima basilica sarà costruita sulla tomba di Pietro, a protezione della quale i re barbari cristianizzati invieranno guerrieri.
Nasce così il “Burg”, luogo, anzi, luoghi fortificati abitati da popolazioni germaniche. Le armi di Sassoni, Longobardi, Franchi però non risultano una difesa sufficiente e il buon Leone IV nel IX secolo, spinge i romani a costruire le mure, sarà la nascita della città Leonina, ma anche del Passetto, passaggio salvifico tra il Vaticano e il Castello.
Tutto di nuovo stravolto agli inizi del Cinquecento da Giulio II. La vecchia e meravigliosa basilica medievale, è smantellata pezzo e per pezzo e al suo posto sorge l’attuale.
Il Vaticano diventa la sede del Papa e quindi, tra le casette e le case, si inseriscono anche splendidi palazzi di Cardinali, che poi però preferiranno trasferirsi in città, lasciando spazio alle centinaia di scalpellini e muratori, impegnati nella gigantesca opera di costruzione.
Dopo la terribile esperienza del Sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi di Carlo V, che vide la quasi totale devastazione delle case e lo sterminio degli abitanti, alla fine del Cinquecento il nostro Borgo diventa Rione, ma si continuerà a dire “andiamo in città”, quando si oltrepassava Ponte Sant’Angelo, famosa diventerà l’espressione “Boia non passa ponte”, perché qui, per motivi di ordine pubblico, risiedeva il boia di Roma. Il più famoso dei quali, Mastro Titta, ci passò quasi un secolo, facendo l’ombrellaio. Perché quello di boia, in realtà, era il suo secondo lavoro.
P.S. Un grazie particolare ad Andrea Federici per la foto della fontanella di Borgo Pio, che mette in luce il grave problema dell’uso improprio dei monumenti romani come vasche da bagno